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12 così parlò zarathustra - parte prima

4.


Ma Zarathustra guardò, meravigliando, il popolo. Poi disse:

«L’uomo è una corda, tesa tra il bruto e il superuomo, — una corda tesa su di una voragine.

Pericoloso l’andar da una parte all’altra, pericoloso il trovarsi a mezza strada, pericoloso il guardar a sé, Pericoloso il tremare, pericoloso l’arrestarsi.

Ciò che è grande nell’uomo, è l’essere egli un ponte e non già una meta: ciò che è da pregiare nell’uomo, è l’essere egli una transizione ed una distruzione.

Io amo coloro che non sanno vivere altrimenti che per sparire giacché sono quelli che vanno oltre.

Amo i grandi spregiatori perché sono i grandi adoratori: altrettante freccie del desiderio verso la riva opposta.

Amo coloro che non cercano già, oltre le stelle, una ragione di sacrificarsi e perire; ma che si immolano alla Terra perché essa appartenga un giorno al superuomo.

Amo colui che vive per conoscere e che vuole conoscere, affinché un dì viva il superuomo. Poi che in tal modo soltanto ei vuole la propria distruzione.

Amo colui che lavora ed inventa, per poter edificare la casa del superuomo, e preparare a lui la terra, gli animali e le piante: giacché in siffatto modo soltanto egli vuole la sua distruzione.

Amo colui che ama la propria virtù; poi che la virtù è la volontà della distruzione e la freccia del desiderio.

Amo colui che non ritiene per sé stesso una sola goccia di spirito, ma vuol essere interamente lo spirito della propria virtù: in tal guisa egli varca, quale spirito, il ponte.

Amo colui che della sua virtù forma la propria inclinazione e il proprio destino: così per amore della propria virtù egli vuole vivere più a lungo o non vivere più.

Amo colui che non vuole possedere troppe virtù. Una virtù vale più di due perché è un nodo più forte al quale s’aggrappa il destino.