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linconiche e addolorate. È invece inclinato al piacere, all'allegria? Allora preferisce le fisonomie apertamente liete.

Ebbene, si può egli credere che tutto questo non abbia un'importanza essenziale nella relatività del bello e nelle preferenze artistiche? E se la relatività del bello dipende in tanta parte dalle considerazioni morali, non è naturale che sia minore nei bambini? E, per finire questo capo, quanto meno il bello è relativo, non è egli il senso di lui tanto più semplice e schietto?

Intendiamoci bene: concludendo esser il sentimento del bello più schietto nei bambini, non intendo d'affermare che è in loro anche maggiore, mentre ognuno s'accorge che talvolta è piccolissimo. A nessuno può sfuggire la differenza tanto è evidente; e tutti capiscono che, tenuto riguardo all'età, un bimbo a sei anni può esser più forte che un uomo a trenta, e che, come ho già detto, un fiume può esser più puro