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76 da brindisi a rodi

lamina, fin verso Atene che si nascondeva in nebbia. Giù alla mia sinistra, lungo la sponda corinzia, fin dove il golfo par lago, chiuso qui dall’Argolide e dall’Achaja, là dalla Megaride e dalla Beozia, si distendeva una bella pianura coltivata, e anche l’istmo basso era coltivato sino ai monti della Megaride che si levavano di faccia, d’un color granato velato di viola. In faccia a me si stendevano della piccola Grecia, sì piccola che sembra si possa tutta coprire con una palma della mano, contenere nel cerchio della pupilla; si stendevano la Megaride, l’Attica, la Beozia, sino al monte Elicona che era azzurro confondendosi col mare e col cielo. Due vele erravano nel golfo di Corinto, nel lago di questo golfo; le isolette nel Saronico nereggiavano con del rossigno sul mare che era tutto una chiarìa celeste. Sull’alta vetta regnavano il silenzio e il vento.

Quest’anno si vive nella pienezza dei nostri tempi e si va verso Rodi. Il pensiero del popolo italiano rifatto attivo e conquistatore dà l’ebrietà della gioia.

Attraversammo il canale di Corinto dopo il tramonto, sentimmo qualche greco dall’alto delle pareti gridare evviva l’Italia, vedemmo qualche donna salutare, e quando sboccammo sul casolare d’Ismia nel golfo