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74 da brindisi a rodi

a pernottare presso il più vicino presidio della montagna a Cariès. E gli altri impiegati turchi tutte le sere attraversano in barca il brevissimo mare e vanno a pernottare a Cezmè dove mandarono le loro famiglie, sulla costa dell’Anatolia; poi la mattina spiano dalla riva e gli italiani non essendo ancora venuti, tornano a sbrigare le loro pratiche a Scio. La guarnigione turca tiene già la montagna in corpi sparsi, a due e tre ore dalla città, a Spartunda, Amitunda, Pitios e Colosirti dove ha anche cannoni, munizioni e viveri.

Salpata l’áncora a mezzogiorno preciso, lo Scilla filò verso il golfo di Corinto, in un vasto arco celeste, tutto celeste chiaro e vivo, cielo, mare e montagne. E noi che già ci eravamo lasciati dietro le spalle sull’acropoli di Patrasso il castello veneziano tramutato ora in caserma greca, imboccammo il golfo tra altri due forti veneziani, Rion e Antirion, che dalla riva bassa si spingono nel mare, l’uno dirimpetto all’altro, uno a destra dall’Acaja, l’altro dall’Etolia a sinistra. Poi passammo dinanzi a Lepanto. Poichè l’italiano che va verso Rodi, rivive la più bella storia d’Italia. Ed io mi ricordavo ancora dell’anno scorso e dello stesso viaggio, e a pensare agli avvenimenti che s’erano inaspettatamente compiuti e si compivano