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34 la lotta di classe araba

le si offriva pronto e migliore, l’italiano, e così l’artigianato indigeno fu soppresso. Ed ora appunto un solo rimprovero i Giovani Tunisini muovono alla Francia: quello di non avere in 30 anni allevata una classe d’operai indigeni buoni e capaci di tener testa agli operai stranieri, vale a dire, italiani. Ma neppure contro gli italiani gli arabi sin qui nutrivano rancore; nessun rancore nei loro animi s’era risvegliato, perchè nella loro secolare sonnolenza non s’erano nemmeno accorti; e soltanto ora, proprio in questi ultimi mesi e giorni è avvenuta la genesi, il primissimo crepuscolo d’una coscienza economica araba in Tunisia; e ora il muratore arabo dice: — Io non lavoro, perchè mi ha portato via il lavoro il muratore straniero, l’italiano! — E così per la prima volta gli animi degli arabi, aiutando la guerra italo-turca e il fanatismo della comune religione, e il cimitero del Djellas e i Giovani Tunisini (per quanto il parere del guardingo signor Zauche, certo degno d’esser preso in considerazione, sia diverso); e altri aiutando forse che mai non appariranno; così per la prima volta gli animi degli arabi si diressero contro gli italiani per una vera e propria lotta di classe. O meglio, i Giovani Tunisini, i soli saggi fra tutti, tiraron su dal sangue dove subito era precipitata, la lotta etnico-fanatica, e