Pagina:Corradini - Sopra le vie del nuovo impero, 1912.djvu/46

24 il dramma dei tre popoli

zienta e tace. Prima due cose faceva questa colonia piena d’amore per la patria così vicina, eppure lontana: gioiva per le vittorie della patria, come ne gioiscono gli emigranti della remota America, e come ne gioiscono i fratelli di Trento e di Trieste. Anche qui i nostri emigranti che hanno nell’anima e nella loro sorte antica qualcosa d’irredento, gioivano e si inorgoglivano sentendosi fatti più grandi nella patria che vinceva e conquistava; s’inorgoglivano quasi non sentendosi più emigranti sin dal momento in cui la patria aveva cominciato a guadagnarsi con le armi un’altra fortuna mercè la quale avrebbe potuto in avvenire non aver più figli emigranti; e ingenuamente mostravano la loro gioja, il loro orgoglio, il sentimento della condizione mutata e della nuova grandezza. Era qui come in Italia, come in ogni regione della terra dove sono italiani, l’epifania della gioja nazionale per la vittoria nazionale, la prima epifania italiana da che mondo è mondo, o da più di venti secoli, se si vuol tener conto dell’Italia romana. E un’altra cosa faceva la colonia italiana di Tunisi: stava attenta alla frontiera che non passasse contrabbando di guerra. Mai patria ebbe figli più vigilanti alla frontiera. Gli italiani di Tunisi, fuori di sè dall’amor patrio, giorno e notte persero gli occhi sulla