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22 il dramma dei tre popoli

gione fu mai più favorevole». Del resto, il giornale in cui qualche giorno fa si potevano leggere i periodi che ho riportato più sopra, il Courrier de Tunisie, ha pratica, a quanto si afferma, con la reggenza; molta pratica coi turchi e qualcuna con la reggenza.

La guerra getta contro l’italiano l’altro nemico, l’indigeno, il quale o sonnecchia, o quando si leva, delira. La Turchia, sin dal principio della guerra si dette cura di sommuovere i correligionarii di Tunisi; giunsero qui ufficiali turchi con lettere del sultano per il bey; gli ufficiali turchi che di qui continuamente passarono per portarsi alla frontiera, agitarono e s’intesero con i Giovani Tunisini; gli stessi giornali francesi con il loro linguaggio antitaliano, parte inconsideratamente, parte sapendo quello che facevano, aggiunsero esca al fuoco. Il 7 Novembre una moltitudine d’arabi s’era raccolta al Djellas, un cimitero presso la città, perchè era corsa la voce che il municipio voleva espropriarne una parte in favore d’un privato. Già infanatichiti gli arabi e vicini a delirare, erano accorsi a difendere il cimitero per la pietà de’ loro morti, quando improvvisamente, per la pietà della religione comune, gli spiriti si volsero, o meglio furon volti, contro gli italiani che combattevano i turchi in Tripolitania. Italiani e arabi,