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il dominatore, l'indigeno e l'emigrante 21

più garbo, ben s’intende, ma è anche la suprema prosa officiale. Il capo del protettorato, rappresentante del governo francese in Tunisia, le Résident Général, monsieur Alapetite, tornando di Parigi fece gli scorsi giorni un giro per il centro e il mezzogiorno tunisino. Parlò. Aveva promesso prima che avrebbe detto una parola di pace, e, si afferma, avrebbe dovuto dirla per istruzioni ricevute a Parigi; ma ecco quali furono, certo in omaggio al sentimento locale, i fiori della sua eloquenza per gli italiani: «Gli italiani sono in casa nostra, non lo dimentichino, e questo imponga loro qualche dovere. Si tengano per sè la fierezza che loro ispirano i fatti d’arme del loro esercito raccontati dai giornali del loro paese, e non urtino i sentimenti altrui». E poco dopo, il residente generale non pago ancora, nel fare la debita rèclame al soggiorno invernale della Tunisia, tornava sulla ferita e aggiungeva: «Ed ora che spiegazioni sono state scambiate, ora che assicurazioni sono state date, non debbono più i forestieri aver paura di venir qui, nè immaginarsi di correre lungo le coste della Sardegna, di correre quei rischi che avanti il 183o rendevano paurose le coste barbaresche. La Tunisia non fu mai meglio preparata a ricevere i suoi ospiti, nè la sta-