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208 meditazione sull'acropoli

esempio, patì appunto dalla matta bestialità di Serse e dall’invidia degli altri greci? Sino a poche ore fa non avevo ben afferrato il segreto della storia straordinaria di questa piccola Atene. Anche stasera ero sceso dall’Acropoli domandandomi senza potermi rispondere. Ma sentivo dentro il mio spirito come un groppo che doveva essersi andato formando, lo sentivo, in Italia per gli avvenimenti di quest’anno, per la guerra; un groppo che avevo portato in viaggio sino a Rodi e poi da Rodi a Atene. Sentivo la novità che era avvenuta per noi italiani, e sentivo che Atene aveva qualcosa da dirmi proprio per questa novità. E a un tratto, mentre me n’andavo per una via, mi s’è fatta la luce come si fa la luce. Atene mi ha detto: — Sai tu perchè sono ciò che sono? Per quello che dissi, sì, per quello che feci, sì, per quello che patii, sì; ma soprattutto per il sentimento da cui trassi il mio dire, il mio fare e il mio patire. E il sentimento fu uno: amai immensamente me stessa. — Così m’ha detto Atene. Ed ora, mentre scrivo, vado chiarendomi quanto ciò sia vero.

In verità tutta la storia d’Atene consiste in tre roccette, l’Acropoli, l’Areopago, il Pnice, le quali sono così fra loro vicine e sono così piccole che s’appuntano allungando tre dita. La natura non aveva dato