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prefazione xv

incapace di sviluppo. Nel secolo XVIII, un generale francese fattosi musulmano e passato al servizio della Turchia, il conte di Bonneval, raccontò nelle sue memorie che cosa aveva visto tra l’esercito turco. «Sebbene questa nazione, egli scrive, sia di natura guerresca ed abbia quasi continuamente le armi in mano, è inconcepibile quanto sia poco agguerrita e sino a che punto ignori l’arte della guerra.... Non sono affatto divisi in reggimenti e appena sanno che cosa significhi formare un battaglione.... La cavalleria è una moltitudine confusa e appena sa ordinarsi in isquadroni. Che cosa significhi fare una carica, l’ignora».

Così è l’impero turco. Io vedo, ripeto, il nuovo impero italiano come il suo ideale avversario. Ma le ragioni dell’idealità sfuggono ai più. Ne ho notato qualche accenno in qualche repubblicano, anche in qualche socialista. E il volere espresso, ben s’intende, solo nei nazionalisti. Ma il «mondo ufficiale» e le «classi dirigenti», al solito, ne sono immuni.

Firenze, 4 Settembre 1912.

Enrico Corradini.