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diventa missione. La fede d’Ameglio nell’avvenire della patria! Una volta parlavamo insieme di guerre future che inesorabilmente saranno combattute e a cui forse nè lui nè io assisteremo, ed eravamo d’accordo sul nemico e sulle ragioni. Ma io sentivo nella sua voce il cuore balzargli come durante i combattimenti da lui condotti, sul primo mostrarsi della vittoria: egli vinceva quelle guerre che non vedrà, le guerre della grande patria italiana, fatta tanto più grande nell’avvenire che non può mancare. Ho sentito una volta a un pranzo che gli fu offerto, la sua fede che si confonde col presente, tanto è sicura, diventare la sua maschia eloquenza di soldato, impetuosa e spezzata. Un bravissim’uomo che gli è devoto, aveva ricordato in un brindisi le vittorie del generale Ameglio, e questi, uomo d’azione, di fatti, rese omaggio alla virtù dell’animo, della fede, dell’idea, ed esclamò: — I fatti non mancano, quando l’anima è forte e l’idea è grande! — E Giovanni Ameglio voleva dire l’anima forte nell’amor di patria e l’idea grande, cioè, l’idea della grandezza della patria.

È superfluo aggiungere che un tal generale ama i suoi soldati. Li ama, questo terribile Ameglio che ordinò la marcia di Psithos, come figliuoli, perchè gli sono vicini, e perchè vede in loro i figliuoli d’Italia, e perchè