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168 le opere italiane a rodi

tore nell’isola giunsero a quei villaggetti, la gente si radunò, scelse qualcuno de’ suoi notabili e per piccola mercede lo mandò alle città della costa ad appurare le dicerie e a raccogliere i fatti. Lassù si vive solitarii davvero nel mondo, segregati nell’isola che è pure una spanna, di padre in padre e di secolo in secolo ignari del cammino che altrove fa la vita; tanto ignari che dopo l’invasione de’ turchi e la cacciata de’ cavalieri altro avvenimento non si seppe sino a quello d’oggi, l’invasione degli italiani e la cacciata de’ turchi, per circa quattrocent’anni. Il tempo è stato immobile nell’intervallo. E la segregazione e l’ignoranza produssero l’inerzia secolare, e questa la miseria degli abitanti e la sterilità dell’isola. Ma ora un sistema di corrieri combinato su modelli antichi ravvicina i villaggetti delle coste e dell’interno; i gendarmi indigeni dandosi il turno percorrono continuamente l’isola per dritto e per traverso, sicché gli scambi epistolari possono essere frequenti. E questi svilupperanno il commercio e l’agricoltura.

A Rodi già si hanno in mira le altre novità anche di maggior valore, quelle d’indole morale, le scuole. Scuole italiane debbono fondarsi; l’insegnamento dell’italiano deve introdursi nelle scuole indigene ed europee. Un fatto non sfugge a noi italiani che sbar-