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chi giorni fa, in ognuna di queste piccole città, in ognuna di queste piccole isole, c’era un proconsole minimo dell’impero ruinante, il quale malversava succhiando fra lo sterpo e la roccia. Finchè vennero gli italiani e catturarono quei mariuoli; e ora le città e l’isole hanno un presidio di soldati e di carabinieri nostri e una già bene ordinata amministrazione e una giustizia.

Patmos, l’isola dei terribili ricordi cristiani, è poverissima. Ha circa 3000 abitanti, molti emigranti. Produce pochi fichi e poc’uva, un po’ d’orzo e di grano nelle valli. Non commercio, non pesca di spugne.

Una navigazione di poco più di cinqu’ore, da settentrione a mezzogiorno, mi portò a Stampalia; ed io accostandomi mi ricordavo di quando l’avevo vista la prima volta venendo d’Italia, e m’era parso che tutto vi accadesse come in un’ora remota; come sempre accade quando i fatti e le cose appariscono dinanzi agli occhi profondi del nostro spirito, nella loro essenza. E anche questa volta la grande baia e quella più piccola, attigua e comunicante del Maltesana, erano tutte animate. Cerano dentro la Roma, la Napoli, la Regina Elena con la bandiera ammiraglia, e molte torpediniere, e le navi onerarie, la Sterope che porta il carbone, il Tevere che porta ac-