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in pellegrinaggio a psuthos 131

34.°, proprio dinanzi a noi, dinanzi al punto delle batterie, dietro la costa stessa di Psithos. E gli alpini, un momento, erano spuntati dalle alture al disopra del 57.°, ma essendoci già qui il congiungimento tra il 57.° e i bersaglieri, s’eran portati nell’avvallamento a sinistra di cui sopra accennai. Era il cerchio di ferro serrato d’ogni parte. Da Rodi, da Malona, da Kalavarda, il triangolo era andato stringendosi sempre più, sempre più, finchè aveva fatto cerchio chiuso e la selvaggina era presa nel suo rifugio. Avevo visto in Tripolitania alla giornata d’Ain Zara come si cattura una preda; ma laggiù la preda era soltanto la terra, mentre qua era la terra e i turchi. Nè quel luogo del deserto era così adatto a dare un’idea di così magnifiche cacce, come Psithos nella sua conca. I turchi avevano tentato di rompere il cerchio buttandosi contro i bersaglieri, ma avevano trovato ferro.

Giungemmo prima del tramonto.

Dove smontammo, scorre un ruscello e c’è una fontana sotto alberi. Donne del paese lavano panni nel ruscello, e donne e soldati del 34.° che sono rimasti di presidio lassù, attingono acqua alla fontana.

Salimmo, giungemmo alla chiesa che ha ancora una parete forata in alto da una granata. Quivi sotto un gran leccio e un ci-