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92 da trianda, sul monte smith,

d’ali bianche di mulini giranti. Abbassate gli occhi giù alla vostra sinistra e vedete un caos di catapecchie che la parassita umanità addossò alle mura de’ bastioni, ammucchiò nei fossi. Ma da per tutto, intorno alle catapecchie, tra queste e quelle, tra il fitto delle catapecchie, da per tutto, è un fitto d’orti chiusi, di frutteti, d’alberi giganteschi che giungono con le rame sino a voi; un folto di limoni, di aranci, di fichidindia, di fichi, di gelsi, di melagrani, di banani, di terebinti, di palme, d’una opulentissima vegetazione. Volgete gli occhi per la distesa della città, e da per tutto esce il verde, fino al mare. Ciuffi di verde e palme. Palme e minareti, una fila di minareti fino al mare. Minareti e la grazia di Rodi, i mulini. I mulini di Rodi che girano in faccia ai tre continenti, l’Asia, l’Europa e l’Affrica dove avvennero tante mutazioni di cose umane, ora come quando l’uomo aveva forse soltanto questa vela di terra per macinarsi il suo grano e non aveva ancora la sua vela di mare per navigare. Tramonta il sole, e diresti che questo grandioso rito della natura e la piccola faccenda umana, la macinazione per forza di vento, siano ugualmente eterne ed immutabili.

In certi punti i fossi de’ bastioni sono profondi come baratri, e guardando in giù dalle