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78 | piccoli eroi |
— Come mi sarebbe piaciuto vivere in quel tempo! — disse Carlo; — allora, sì, avrei potuto diventare un eroe.
— Eravamo tutti eroi, — soggiunse don Vincenzo, — però non si poteva fare altrimenti, non era permesso di tremare nè di aver paura. Mi ricordo un signore che trovò il figlio nascosto dietro una porta, e trascinandolo fuori per un braccio gli disse: — Almeno muoviti e fa il galoppino da una barricata all’altra, e se vengo a sapere che non hai fatto il tuo dovere, non ti riconosco più per figlio.
Quando don Vincenzo s’infervorava in quei discorsi, anche il signor Morandi, di consueto silenzioso, si animava e parlava di quei tempi quando anch’egli si era trovato in mezzo alla rivoluzione e bloccato a Venezia.
Come avea sofferto in quel tempo! Anzi, quelle sofferenze gli avevano lasciato un’ombra di tristezza che non si sarebbe cancellata mai più.
— Pensi, don Vincenzo, — disse una volta, — a Milano la rivoluzione è durata cinque giorni, ed è quasi stata una festa, ma io che mi son trovato a Venezia, ed ho sofferto la fame per un anno!... E ai figli disse: Se sapeste che cosa voglia dire soffrire la fame, come sareste contenti della vita che fate, come godreste la vostra agiatezza e la vostra tranquillità!