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58 | piccoli eroi |
— Un’altra sera, ora sono stanca.
— Brava! — esclamò don Vincenzo.
— È bello davvero, — disse il professore.
— È una storia vera, — disse Maria, — non ho fatto che trascriverla.
— E aggiungervi un po’ della vostra grazia e del vostro sentimento, — soggiunse il Damiati.
— È bellissima la sua idea, e spero non mancherà di avvertirmi quando ne leggerà qualche altro.
— Si figuri, ne sono tutta orgogliosa, e non mi sarei mai aspettata che queste storie per i ragazzi, potessero interessare un professore come lei; ma ella è tanto buono!
Poi per cambiar discorso guardò quello che stava scarabocchiando Mario in silenzio.
— È proprio incorreggibile, — disse mostrando al professore i disegni del fratello.
Era una carta che rappresentava un treno dal quale scendevano dei tipi veramente buffi d’inglesi impalati, di forestieri camuffati con mantelli ridicoli; c’erano teste che guardavano fuori dai finestrini coi capelli irti e le facce spaventate, oppure con dei berretti dalle fogge più strane. Davanti a tutti poi, una bimba, con una cappa nera, con una bacchetta in mano, in atto di fermare il treno.
Il professore osservò quei scarabocchi e disse: