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là sulla sua macchina, attento a tutti i movimenti, guardandola come un essere soprannaturale, cercando d’indovinare il mistero di quelle ruote e di quei congegni, che funzionavano con tanta precisione, da continuare per delle giornate a dargli stampati, e tutti uguali, i fogli ch’egli le porgeva bianchi.

Quel fatto che pure vedeva ripetersi cento volte all’ora, lo sorprendeva sempre.

— È un mostro — pensava — ecco, io gli dò della carta bianca da mangiare, ed egli me la rende scritta, e con tante belle cose che poi si spargono per il mondo a seminare il sapere; è come una magìa; — e avrebbe voluto legger tutto quello che stava scritto su quelle pagine, e il suo sogno era di veder smontare una di quelle macchine, e di poter riuscire a combinarla colle sue mani.

Quando il macchinista la faceva fermare per accomodar qualche congegno o per ungerla con un po’ d’olio, egli ne os-