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signori e aveva fatto per spaventarli; però, specialmente le donne, le quali avevano fede nel loro curato che aveva sempre detto la verità, tremavano che quel fatto si avverasse, e pregavano i mariti che ritornassero al lavoro. Essi si riunirono a gruppi sulla piazza della chiesa parlando vivacemente e discutendo sulla notizia che avevano intesa, incerti su quello che dovessero fare.

Decisero di recarsi in commissione da don Vincenzo per assicurarsi se fosse vero quello che aveva affermato, e dirgli nello stesso tempo le loro ragioni.

Essi erano un po’ meno arditi perchè avevano saputo il rifiuto di alcune società operaie alle quali avevano domandato soccorsi, essendovi altri scioperi, sicchè se proprio il signor Guerini avesse chiuso lo stabilimento, non avrebbero dopo poco tempo avuto da vivere.

Furono scelti gli operai più stimati e che sapevano parlar meglio per recarsi da don Vincenzo.

Essi, quando furono alla sua presenza, dissero che non pretendevano di mettersi al posto del proprietario, ma volevano la giustizia; lavoravano e avevano diritto di poter viver bene.

Don Vincenzo fece loro capire che il modo di vivere era una cosa relativa; egli sapeva che