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Don Vincenzo 253


padre, e sorse quel vasto stabilimento che per tanti anni fu la vostra provvidenza, che ha dato lavoro a voi e ai vostri figli, e fu la ricchezza di questo paese.

«È vero, ne convengo, anche il signor Guerini ha approfittato del vostro lavoro, ma voi che cosa sareste senza di lui? È inutile che vi vogliate sostituire a lui, che gridiate all’ingiustizia; a questo mondo tutti abbiamo assegnata la nostra parte, e tutti abbiamo diritto di vivere, dal più piccolo insetto all’animale più intelligente, ma tutti dobbiamo stare al nostro posto.

«Voi tutti, siete come le ruote che compongono una macchina: ognuna ha la propria parte per piccina che sia, ma se non è combinata assieme alle compagne, se non è messa al suo posto da un ingegnere intelligente, non è che un pezzo di metallo inutile, buono solo da mettere nei ferravecchi.

«Il proprietario è l’ingegnere, e mettetevi bene in testa che voi nulla valete senza di lui.

«Io parlo pel vostro bene; lo vedete, che io conduco una vita semplice e modesta come voi.»

— Mangia dei buoni capponi, — s’udì una voce gridare fra la folla.

«È vero, — riprese il prete — alle volte mi permetto il lusso di mangiar bene, ma è cosa che potete fare voi pure; soltanto preferite bere