Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Don Vincenzo | 251 |
famiglie; per me ricchi e poveri siete tutti uguali, e vi assicuro che mi sento una stretta al cuore nel vedervi lasciare il lavoro per motivi futili. Vorrei sapere di che cosa vi lagnate. Non volete multe? Fate in modo di non meritarle, state attenti al vostro lavoro, precisi all’ora di entrare all’officina, e persuadetevi che quando si è in una popolazione tanto numerosa come la vostra, certe leggi ci vogliono per mantenere la disciplina. Volete diminuite le ore di lavoro? Per quali ragioni? Forse per aver più tempo di stare all’osteria e consumare i vostri risparmi? Lasciate chiedere diminuzione di orario a quelli operai che sono infelici davvero, destinati a lavorare nelle miniere, senz’aria, senza luce, esposti ad ogni istante a mille pericoli. Ma voi, vivete in stanze vaste e spaziose, basta guardarvi in faccia per vedere che siete il ritratto della salute, voi dovete mercanteggiare le ore di lavoro? Vergognatevi; eppure anche questo non basta, ed ecco che chiedete una maggiore mercede, e vi lagnate, e dite che siete voi che mantenete il lusso del proprietario, mentre invece dovreste ringraziarlo ch’egli col porsi a capo d’un’industria abbia trovato il modo di occupare degnamente voi e i vostri figli.
«Poi credete d’esser voi soli a lavorare e ch’egli poltrisca nell’ozio. Come v’ingannate! quando