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Più tardi giunsero notizie peggiori; l’agitazione fra gli operai era grande; essi avevano fischiato i signori Guerini, e gettato dei sassi dietro la loro carrozza; si diceva che ci fossero dei feriti. A quelle notizie Maria non potè più star ferma e decise di andare alla villa Guerini per sapere qualche cosa di preciso.

— Non è prudenza muoversi, — disse Carlo, — gli operai se la possono prendere anche con noi.

— Dove è andato il tuo eroismo? — chiese Maria, — qui non si tratta di esporsi per capriccio ad un pericolo. È una famiglia di persone gentili che ci hanno accolto colla massima cortesia ed ora si trovano in angustie; mi par nostro dovere di andar a sentir le loro notizie e vedere se possiamo giovare in qualche modo ai nostri amici; non abbiamo fatto male a nessuno e non dobbiamo temere.

— Vi ammiro anche questa volta per il vostro coraggio, — disse il professore, — soltanto vi chiedo il permesso di accompagnarvi, anch’io desidero offrire i miei servigi ai signori Guerini.

— Andiamo, — disse Maria. — Carlo ed Elisa, che sono più grandi, possono venire con noi; gli altri restino a casa; è inutile dar tanto nell’occhio e andare in frotta, come se si trattasse d’una festa.