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Sciopero allo stabilimento Guerini 241


nuto nulla, quella mattina non erano andati alla fabbrica.

Per quel giorno non si parlò d’altro che di quel fatto; ad ognuno se ne domandava notizie. Mario voleva sapere che cosa significasse questo sciopero, e il professore spiegava, come gli operai per ottenere quello che desideravano, si univano assieme e disertavano dal lavoro per obbligare il proprietario a conceder loro quello che esigevano.

-Sì, ma intanto non guadagnano, — disse Mario.

— Non è vero, — disse il professore. — Dovete sapere che s’è formata una società fra gli operai. Ognuno quando lavora, versa nella cassa della società una piccola somma, che poi serve a pagare gli operai che si mettono in sciopero, i quali in questo modo hanno la paga anche senza lavorare.

— È una cosa ingiusta, — disse il ragazzo.

— È un modo come un altro per far la guerra al proprietario; mezzo che in certi casi può essere giusto, e riesce a migliorare la condizione dell’operaio; ma molte volte l’operaio abusa di questa forza, va all’eccesso, ed allora il danno è tutto suo.

— Chissà come saranno inquieti ed irritati i signori Guerini! — osservò Maria.