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La macchina fotografica | 219 |
trebbe anche adoperare l’acido pirogallico, l’ossalato di ferro e tante altre cose; ma io preferisco questo, perchè mi pare migliore. — Poi coperte le lastre col liquido, gl’insegnò a scuoterlo fino al punto di veder disegnarsi qualche cosa, infatti sui vetri si andavano figurando delle linee bianche e nere come per virtù magica.
— Vedete, — disse, — gli oggetti chiari più in luce, vengono neri, e viceversa, le cose scure vengono chiare, perciò queste si chiamano negative. Ecco ora questo vetro è abbastanza nero, mettiamolo in questa bacinella, dove c’è un po’ d’iposolfito di sodio il quale scioglie i sali d’argento ormai inutili; così, ora, la negativa è completa, possiamo portarla alla luce; però prima bisogna lavarla bene nell’acqua pura.
Quando furono alla luce ebbero la dolorosa sorpresa di trovare una negativa colle figure doppie.
— Oh rabbia! si sono mossi, — disse Carlo tutto imbronciato.
— Mi pare che sia la macchina che s’è mossa; — disse Alberto, — queste però sono riuscite meglio; ma sono senza testa, — soggiunse osservando la seconda negativa.
La terza era meglio delle altre, ma le persone avevano la faccia nera e poco distinta, e anche