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rigliato mettere dei vetri preparati col bromuro d’argento, e sensibili alla luce. Studiò un sistema per cambiar i vetri entro un sacco nero, in modo che non fossero esposti alla luce, e fece un cappello aderente alla lente da mettere e togliere a mano, e intanto studiava una forma più comoda di otturatore.

Egli voleva fare il ritratto di tutta la sua brigata, prima che partisse l’Angiolina; faceva i dispetti a Mario che coi suoi disegni non avrebbe potuto più gareggiare con lui, il quale copiava scene e paesi colla rapidità fotografica.

Quando la sua macchina fu pronta, fece posare al sole tutta la famiglia, e si stizziva perchè, vedendo la sua aria importante da provetto fotografo, non potevano star fermi, nè trattenersi dal ridere. Rifece tre volte il gruppo nella speranza che riuscisse almeno una volta; poi non ebbe pace finchè non gli venne fatto d’andare alla villa Guerini per sviluppare le sue lastre nella camera oscura d’Alberto, il quale dovea fargli da maestro.

Andò assieme a Carlo, che era ansioso di vedere i risultati della fotografia, e quando furono tutti e tre rinchiusi nella camera buia, Alberto versò un liquido in una bacinella e disse:

— Vedete, questo è idrochinone, una sostanza che farà risaltare la imagine sul vetro; si po-