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Visita allo stabilimento Guerini | 213 |
— Pare una gran ragnatela, — disse Mario, che stava ad ammirare a bocca aperta quello spettacolo nuovo per lui.
— Mi pare che ce ne sieno tante di ragnatele! — soggiunse Angiolina, — e dire che non ho mai pensato, che per una gugliata di cotone ci volesse tanto lavoro!
— Ma credi che con quel cotone si possa lavorare? — chiese Alberto Guerini. — Senti, — e le diede un filo, che appena teso, si spezzò.
— Vedete, — disse, mostrando di essere istruito nella materia, — ora venite con me e vi farò vedere.
E li condusse vicino ad un’altra macchina, la quale serviva di torcitoio, cioè torceva i fili di due o tre rocchetti avvoltolandoli intorno ad uno solo; e qui Alberto tutto contento di poter far sfoggio della sua scienza, soggiunse:
— In questo modo si fa il cotone più o meno grosso, secondo che si torcono insieme due, tre o quattro fili; e così il cotone che serve per cucire, si può far forte quanto si vuole.
Tutti i ragazzi stavano a bocca aperta, davanti a quelle macchine in moto, a quegli operai attenti al lavoro, che parevano anch’essi far corpo colle loro macchine, ma furono ancora più maravigliati quando andarono nello stanzone della tessitura.