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Visita allo stabilimento Guerini 211


— Andiamo avanti, che qui c’è troppo sudiciume, — diceva Elvira, ma i ragazzi si divertivano nel vedere tutto quelle pozzanghere rosse, verdi, violette, quelle acque di tutti i colori che correvano in appositi canaletti e poi andavano a finire in un fosso, che le conduceva nel torrente.

— Ora capisco, — disse Carlo, — perchè qualche volta si vede l’acqua tinta di vari colori.

— Badate di non sciupare i vestiti, — disse il signor Guerini.

Uscirono all’aperto e s’avvicinarono a un luogo donde si sentiva il rumore delle macchine, che pareva un mare in burrasca.

— Oh bello! — esclamarono in coro quei ragazzi, quando entrarono in un bel stanzone spazioso, ben illuminato, dove c’era una quantità di macchine in moto e si vedeva un bel numero d’operai attenti al lavoro; un vortice di ruote, di pulegge, di cilindri, un luccichio di metalli, tanto che per il primo momento non poterono raccapezzarsi in quella confusione, con quel rumore assordante.

— Questi sono i filatoi, — disse il signor Guerini; — sono quasi tutti uguali l’uno all’altro, e per non far confusione, fermiamoci ad osservarne uno.

Si fermarono davanti ad una bellissima macchina, grande, rotonda, dove dal centro usciva