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zone dove il signor Guerini, mostrò intorno al muro, attaccate ad una tabella, delle medaglie con un numero progressivo; ogni operaio ne avea una che dovea consegnare al custode quando entrava e farsela restituire all’uscita per verificare l’ora d’entrata e le ore del lavoro.

Nel primo cortile c’erano mucchi di lana e di cotone in bioccoli, che gli operai caricavano sopra carri a mano e trasportavano sotto ad una tettoia per la pulitura. Là sotto videro alcuni grandissimi recipienti d’acqua bollente, più in là, dei forni per asciugare, poi più giù delle macchine per scardare il cotone e la lana ripulita, e dappertutto una quantità di uomini, donne e ragazzi occupati a trasportare, a ripulire, separare la merce buona dalla cattiva.

Non fecero che traversare quella tettoia, fermandosi poco, perchè il signor Guerini diceva che quelle operazioni non erano molto importanti; ma fecero una sosta più lunga nella tintoria, dove dentro a grandi caldaie, bollivano materie d’ogni colore e dove degli operai sudanti per il caldo eccessivo, prodotto da quei liquidi in ebollizione, gettavano nelle caldaie matasse di filo greggio che si tingevano nei più vivi colori, poi le mettevano ad asciugare, ma spesso dovevano passare per un’altra tinta, e forse per altre ancora.