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dine che c’è sempre in una stanza dove si studia e lavora; io non mi confondo per così poco, sei tu che hai fatto tutto questo disordine tagliando i vestiti per la bambola.

Ma Angelina aveva già radunati i ritagli di stoffa che erano in terra e li aveva portati in cucina nella cassetta della spazzatura, appunto mentre la signora Guerini entrava accompagnata dai suoi figli.

Tutti si alzarono, e vi fu nel salotto un momento di silenzio vedendo entrare nella stanza modesta quella bella signora vestita colla massima eleganza. Ma essa fece cenno che nessuno si scomodasse, e rivoltasi a Maria, disse che avea saputo il pericolo corso dal suo Alberto e avea voluto condurlo in persona a ringraziare il suo salvatore.

Così dicendo essa dava intorno un’occhiata come per cercare a chi dovesse rivolgersi.

Maria chiamò Vittorio, il quale si fece innanzi tutto confuso; la signora Guerini lo accarezzò, lo presentò al figlio, dicendogli:

— Spero che sarete amici, e il mio Alberto non si dimenticherà mai che l’hai salvato da un gran pericolo.

— Io non ho fatto nulla che meriti tutti questi elogi, è stata una combinazione, ho veduto una brutta bestia e l’ho uccisa.