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vanza verso Rocco Lavarione, si fanno arditi anche i più timidi; e coloro che se ne stavano incerti, tutti s’avanzano a far ressa intorno al cocchio; i danari piovono, i pacchetti sfumano e Rocco Lavarione sorride contento, e quando vede diradarsi la folla, mette il danaro in un sacco di pelle, fa sferzare i cavalli, e via di corsa, aprendosi un varco in mezzo alla gente che lo segue cogli occhi, mentre egli si dilegua in lontananza, come una visione fantastica. I venditori ricominciano ad offrire la loro merce; si sente la gran cassa richiamare gli spettatori nel teatro delle scimmie, e noi restiamo a discutere se sia permesso approfittare della credulità della gente per intascare danaro come fa Rocco Lavarione.

Taluno dice che non si dovrebbe permettere; altri invece gli danno ragione di far così, finchè vi sono gonzi che si lasciano pigliare. Uno racconta la storia di quell’uomo, e narra che una volta era un povero diavolo che aveva anche studiato per far il dottore, ma non era riuscito a conseguire la laurea, avea cercato un impiego inutilmente e stava quasi per morire di fame, quando gli venne l’idea della sua polvere, che se non ha la virtù che egli le attribuisce, è composta di erbe aromatiche polverizzate e non è nociva.