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Lettera di Angiola alla signora Merli | 115 |
Se avessi veduto quanti ragazzi tentavano quella salita, e poi non erano ancora a mezza strada che scendevano giù sdruccioloni, fra le risate e i motteggi di tutta la popolazione.
Finalmente, dopo molti tentativi inutili, uno riuscì ad arrivare in cima, poi un altro, poi un altro ancora. Bisognava sentire che applausi e che grida da tutte le parti!
Come erano contenti quei ragazzi, che scendevano carichi dei trofei della vittoria.
Erano polli, salsicciotti, sciarpe colorate, e anche dei borsellini con qualche moneta.
Don Vincenzo, ch’era vicino a noi, e che se la godeva come un bambino, diceva che in questo gioco c’è la sua moralità: prima è un esercizio ginnastico, poi mostra che non si giunge alla meta senza fatica.
Più tardi, ci dovevano essere i fuochi d’artifizio; i ragazzi volevano aspettarli, ma la signorina Maria non volle, perchè dice che di notte, in mezzo alla folla, sono pericolosi; una volta essa vide un fanciullo sfigurato, per esser stato colto da un razzo in mezzo alla faccia; dunque non metteva conto per un piccolo divertimento, esporsi ad un pericolo anche lontano, ed ho trovato che aveva ragione.
Se sapessi che buona ragazza, è la signorina Maria! Ho imparato da lei tante cose, in questi