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Prima di tutto fu una grande occupazione per vestirmi con eleganza, e ad ogni vesta nuova che indossavo o ad ogni nuovo cappellino la zia batteva le mani dalla contentezza come una bimba che vede la sua bambola ben vestita, ed esclamava:

— Come sei bella! sembri proprio un’altra persona, peccato che tu abbia quegli occhi serii, cupi come se avessi sessant’anni.

Essa non poteva perdonarmi i miei occhi bigi, profondi, gli occhi del babbo di cui andavo tanto superba. Ma nel mio sguardo freddo, tagliente come una lama, per ripetere le parole della zia, si rifletteva la fierezza del mio carattere, la forza della mia volontà.

Pure, malgrado i miei occhi che non le andavano a genio, essa mi amava, a suo modo, non era l’affetto della mia mamma e nemmeno quello della mia amica Marghe-