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ora mi veniva una voglia prepotente di fare una corda colle lenzuola e fuggire dalla finestra e poi correre alla ventura per l’aperta campagna, oppure pensavo ad un incendio, ad un terremoto che facesse crollare quelle mura divenute odiose per me e mi fosse possibile trovare fra quelle rovine la morte o la libertà. Erano tutte fantasticherie che si dileguavano colla luce del sole ed io allora m’immergevo nello studio per non pensare più a nulla.

È inutile ch’io ripensi a quello che ho sofferto in un’età che dovrebbe assere per tutti un sorriso. È certo che se avessi continuato per un pezzo a vivere fra quelle quattro mura sarei impazzita o intisichita; intanto m’inselvatichivo ogni giorno di più e diventavo irascibile e stizzosa.

Una mattina fui molto sorpresa di sentire che c’erano in parlatorio persone che

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