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d’essere la figlia d’un prode che avea versato il sangue per la patria. Tutto quello che avevo udito narrare del suo coraggio e valore aveva tanto esaltato la mia fantasia che non parlavo che di battaglie, di mosse strategiche, come se fossi io stessa un generale. Che cosa m’importava che le grandi mi guardassero con aria sprezzante e che le fanciulle più ricche mi parlassero dei loro palazzi sontuosi, di equipaggi e di ville? Io era la figlia d’un eroe, il mio nome correva sulla bocca di tutti ed era ripetuto tutti i giorni, accompagnato da insiti elogi, sui giornali politici.

Come mi pareva tutto piccino, in confronto dell’aureola di gloria che circondava il mio nome! La promozione poi di mio padre al grado di generale, servì ad aumentare ancora il mio orgoglio, ed è certo che in quel periodo di tempo dovevo essere insopportabile