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fila di camere, finché mi trovai nello studio del babbo; in quella stanza dove non avevo mai posto piede e che in casa si riguardava come un santuario.

Appena volsi intorno lo sguardo e potei distinguere qualche cosa, vidi mio padre sdraiato sopra un seggiolone, colla faccia sconvolta e uno sguardo che ricordo ancora con grande spavento.

— Ilda, dà un bacio al babbo, — disse la cameriera, mettendomi nelle braccia di lui. Se non fossi stata molto sorpresa da quella cosa insolita, avrei pianto, ma in quel momento mi sentivo come una macchina e non avevo la forza che di ubbidire. Appoggiai tremante la mia testina bionda sulla spalla del babbo; egli mi guardò cogli occhi inebetiti come se non capisse nulla, poi parve riconoscermi, strinse la mia faccia contro la sua, e diede in uno scoppio di pianto.