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vero, delle idee chiare nè un piano prestabilito, ma mi sarei lasciata governare dagli avvenimenti; ero divenuta fatalista. Non avendo più amici, non mi confidavo a nessuno ed ero sola a sopportare tutto il peso del mio dolore. I mici conoscenti quando mi vedevano cupa e distratta mi chiedevano che cosa avessi.

— Sono i nervi — rispondevo; e continuavo la mia vita calma in apparenza, ma agitata, tempestosa nelle intime fibre dell’anima mia.

Prima di tutto volevo conoscer la mia rivale; dovea esser molto astuta se sapea nascondersi così bene che nessuno avea osato pronunciare un nome. Ma ci sarebbe caduta nelle mie mani; allora mi sarei vendicata e le avrei inflitto una parte almeno delle mie sofferenze.

È certo che non avrei perdonato; ammiro