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un libro, provavo a leggere, ma nulla serviva a togliermi ai miei pensieri. Sentivo che il cervello mi si scombuiava. Non avevo più coscienza del tempo, ogni minuto che passava era una nuova agitazione, un nuovo dolore, la testa mi scoppiava e mi pareva di diventar pazza.

Doveva esser l’ora del tramonto perchè le cose intorno a me prendevano dèi contorni indecisi e i colori si fondevano insieme nella tinta grigia di quell’ora. Le mie forze erano esauste e me ne stavo accasciata nella mia poltroncina, accanto al foco, la sola cosa che mettesse una nota gaia in quell’ambiente di tristezza, accresciuta anche da una giornata nebbiosa d’inverno.

Ero stanca e non pensavo più a nulla quando mi venne annunciata la visita di Ruggeri.

Egli era sempre il mio amico fedele e in quel momento l’accolsi come un salvatore.