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Quando il dolore le lasciava un po’ di tregua e le permetteva di parlare diceva:
— Se sapessi come si soffre!
Poi, secondo il suo solito, anche in mezzo a quelle crudeli sofferenze, dimenticava il proprio dolore per pensare a me e mi diceva:
— Ritirati; mi fa piacere averti vicina, ma ti potrebbe nuocere, pensa al tuo bambino; non dobbiamo pensare che a noi in certi momenti.
Io procuravo d’esser forte, ma soffrivo troppo vedendola in quello stato e per amore dell’essere ch’io sentivo agitarmisi in seno, mi lasciai trascinare in un’altra stanza.
Era un vero tormento per me esser là e non poterla aiutare, ero agitata, irrequieta, ad ogni istante mi avvicinavo all’uscio per sentire quello che accadeva nella sua camera e per chiedere notizie. Seppi che era nato un bambino, ma troppo grosso e forte per una donnina delicata come Margherita; essa avea