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mino molto civettuolo, con uno specchio, e intorno altre poltroncine.
Sulle pareti avevo soltanto i ritratti dei miei genitori e sopra un cavalletto circondato da una stoffa di broccato che cadeva a pieghe, un ritratto di Margherita che m’avea regalato in cambio del mio il giorno delle nostre nozze.
Così i begli occhi neri profondi mi sorridevano sempre e mi consolavano quando gli altri, quelli veri, non erano là ad illuminare il mio salottino.
Per molto tempo sul tavolino di quel mio angolo tranquillo passarono i romanzi più alla moda e le riviste più apprezzate; poi cedettero il posto a dei lavori d’ago molto interessanti. Quante chiacchiere con Margherita mentre le nostre dita facevano correr l’ago sopra delle stoffe vaporose e leggere come nubi ed eravamo tutte intente a fabbricare camicie che parevano dover servire per la bambola, e delle