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sino della posizione degli orfani; che temano Dio, e non abbiano che una parola dritta.

11. Quelli che divorano iniquamente l’eredità degli orfani introducono il fuoco nelle loro viscere, e un giorno saranno consumati dalle fiamme ardenti.

12. Dio vi comanda che, nella divisione dei vostri beni fra i vostri figli, diate al figlio la porzione di due figlie; se non vi sono che femmine, e se sono più di due, esse avranno i due terzi della successione; se ve n’è una sola, questa riceverà la metà. Il padre, e la madre del defunto avranno ciascuno il sesto della successione, se ha lascialo un figlio; se non ne lascia alcuno, e che gli succedano gli ascendenti, la madre avrà un terzo; se lascia fratelli, la madre avrà un sesto, dopo che i legati, ed i debiti del testatore saranno pagati. Voi non sapete chi vi sia più utile, se i vostri parenti, o i vostri figli. Tale è la legge di Dio, egli è sapiente, e savio.

13. La metà dei beni di una donna morta senza eredi appartiene al marito, ed un quarto se essa ha lasciato figli, dopo prelevati i legati, ed i debiti.

14. Le donne avranno un quarto della successione dei mariti morti senza figli, ed un ottavo solamente se ne hanno lasciati, prelevati sempre legati, e debiti.

15. Se un uomo riceve un’eredità da un parente, o da una parente, lontani, e che abbia un fratello o una sorella, egli deve a ciascuno dei due un sesto dell’eredità; se sono molti concorreranno al terzo dell’eredità, prelevati legati, e debiti.

16. Senza pregiudizio degli eredi. Questo è quanto Iddio vi raccomanda. Egli è sapiente, e clemente.

17. Tali sono i comandamenti di Dio. Coloro che ascolteranno Dio, e l’Apostolo, entreranno nei giardini bagnati da acque correnti; vi staranno eternamente.

18. Chi disobbedirà a Dio, ed all’Apostolo, e trasgredirà le leggi di Dio, sarà precipitato nel fuoco, dove resterà eternamente, condannato ad un gastigo ignominioso.

19. Se le vostre mogli commettono l’azione infame1, chiamate quattro testimoni. Se questi si confrontano ad attestare contr’esse, rinchiudetele in casa fino alla morte, o finchè Dio procuri loro un mezzo di salvezza.

20. Se due individui commettono un’azione infame2, fate del male ad ambedue; ma se si pentono, e si correggono, lasciateli tranquilli; poichè Dio ama di perdonare, ed è misericordioso.

21. Ricevono il perdono di Dio coloro che han peccato per ignoranza, e che quindi si pentono subito. Dio li perdona, perchè è sapiente, e savio.

22. Il pentimento non giova altrimenti a colui che è costante nelle cattive azioni, e che, all’avvicinar della morte, grida: Mi pento. Non giova neppure a coloro che muojono infedeli. Noi abbiamo preparato per questi un gastigo doloroso.

23. O credenti! non vi è permesso di costituirvi gli eredi delle vostre mogli

  1. Si tratta della fornicazione come dell’adulterio, poichè la parola mogli (nisa) non è qui rigorosamente in senso della sposa. Nei principj dell’islamismo si murava la donna colpevole, pena che non risulta però dal testo del Corano. Più tardi fu sostituita per una donna libera (non maritata) la frusta, e l’esilio. In quanto all’adulterio, la Sonna che prescrive la lapidazione, è più rigorosa nel cap. 24 del Corano.
  2. Si crede che si alluda al peccato di sodomia, e le parole fate ad ambedue del male sono interpretate dai commentatori per rimproverateli pubblicamente, o schiaffeggiateli con le loro pianelle.