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188 il corano,


209.  Per avvertirla; non abbiamo agito ingiustamente.

210.  Non sono i demonj che han recato il Corano dal cielo;

211.  Ciò non spettava loro, e non avrebbero potuto farlo.

212.  Sono perfin privati di sentirlo in cielo1.

213.  Non invocar altri che Dio per timore d’esser un giorno nel numero de riprovati.

214.  Predica ai tuoi più prossimi parenti.

215.  Abbassa le ali della tua protezione sui credenti che t’hanno seguito.

216.  Se ti disobbediranno, dirai loro: sono innocente delle vostre opere.

217.  Poni la tua fiducia nel Dio possente e misericordioso,

218.  Che ti vede allorchè t’alzi da dormire,

219.  Che vede la tua condotta quando ti trovi in mezzo ai suoi adoratori:

220.  Poichè ascolta e sa tutto.

221.  Vi dirò io quali sono gli uomini su’ quali scendono i demonj?

222.  Scendono sopra i bugiardi abbandonati al peccato,

223.  Ed insegnano ciò che le orecchia hanno sentito2: dunque la maggior parte mentisce.

224.  Sono i poeti, che gli uomini deviati seguono ancora.

225.  Non vedi che seguono tutte le strade3 com’insensati?

  1. Ved. cap 37, vers. 7, 8, e cap. 72, vers. 8, 9.
  2. Le parole del Corano lette in cielo, che i demonj hanno sentite per caso.
  3. Cioè s’abbandonano alla loro imaginazione, e trattano qualunque argomento. In ogni tempo gli arabi hanno coltivata con molta cura la loro lingua, amata la poesia, ed onorati i poeti. A Okadh, mercato dell’Hedjaz, oltre le fiere settimanali, si teneva tutti gli anni una fiera che durava un mese. Colà, in mezzo agli affari di commercio, accorrevano dei poeti da tutti i punti dell’Arabia per recitare i loro poemi, per cantare le loro gesta, e le loro avventure, e si sfidavano a chi meglio tratterebbe tale o tal altro soggetto. Era un’arena poetica, di cui erano giudici i moltissimi uditori, cittadini, e beduini. Al più bravo era riservata la ricompensa di vedere i suoi poemi scritti in lettere d’oro, ed appesi al tempio venerato della Kaaba. Da ciò, i sette poemi più in voga prima di Maometto sono chiamati da essi Modhahhabat (dorati) e Moallakat (appesi). Gli arabi del deserto si distinguono sopra tutto nella poesia; la lingua si è sempre conservata più pura e più corretta sotto le tende; spesso le madri beduine infligevano una correzione dolorosa ai figli che commettevano qualche errore grammaticale. Maometto doveva al vigore della sua lingua, spesso poetica, una gran parte del successo che coronò i suoi sforzi; ha anche raccomandato ai suoi compagni di consultare le opere dei poeti arabi, e di cercarvi l’interpretazione di parole, od espressioni oscure del Corano. Donde viene però che il profeta arabo ha soppressa la celebre fiera di Okadh, e scagliato un anatema contro i poeti? Eccone la ragione. Gli arabi del deserto, in genere, e specialmente i poeti, non amavano il nuovo culto; erano attaccati ai piaceri della vita nomade, ed assuefatti alle sue fatiche; indipendenti, indocili a qualunque giogo, bravi, generosi, ma fieri e vendicativi, sempre inseguendo un nemico per vendicare un’offesa, o sulle traccie di una bellezza del deserto, austeri, e selvaggi come Shanfara, amando i piaceri e la vita giojosa come Amrolkais, non pensando alla vita futura, scettici o epicurei, non erano i primi a seguire il nuovo profeta. I poeti cercavano a perpetuare queste abitudini; Maometto però vedeva in quest’istinti negativi un grand’ostacolo allo stabilimento della di lui dottrina morale e religiosa, e li condannò; a ciò si aggiunga che la vena satirica d’alcuni s’era esercitata contro il profeta. Alcuni storici accusano Amrolckais d’avere scritto delle satire contro Maometto, il quale avrebbe incaricato il poeta Lebid, convertito di recente, di rispondergli. De Slane, che ha pubblicate le poesie d’Amrolkais, combatte quest’opinione in quanto ad Amrolkais, e Lebid. Non è però men vero che Maometto aveva a’ suoi ordini alcuni poeti devoti a lui, ed i versetti 227 e 228 vi fanno allusione. Diceva a Kaab, uno di questi, combattili (i poeti) colle tue satire, poichè lo giuro per quegli che tiene la mia anima nelle sue mani, le satire fan più male delle freccie.