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174 il corano,


CAPITOLO XXIV.

la luce1.

Dato a Medina. — 64 Versetti.

In nome di Dio clemente, e misericordioso.

1.  Abbiamo fatto scendere questo capitolo (dal cielo), e l’abbiamo reso obbligatorio; in questo capitolo abbiamo dati dei segni evidenti (versetti chiari) affinchè vi riflettiate.

2.  Infligerete all’uomo, ed alla donna adulteri cento colpi di frusta a cadanno. Non v’arresti la compassione nell’adempimento di questo precetto di Dio, se credete in lui, ed al giorno ultimo. Che il supplizio abbia luogo in presenza d’un certo numero di credenti.

3.  Un uomo adultero non deve sposare ch’una donna adultera, o idolatra, ed una donna adultera non dove sposare ch’un uomo adultero, o idolatra. Queste unioni sono interdette ai credenti.

4.  Quei ch’accuseranno d’adulterio una donna virtuosa, senza poter produrre quattro testimonj, saranno puniti con ottanta colpi di frusta; non sarà inoltre mai ammessa la loro testimonianza in qualsiasi cosa poichè sono perversi;

5.  A meno che non si pentano del loro delitto, e che si conducano in modo esemplare; giacchè Dio è indulgente, e misericordioso.

6.  Quei che accusano le loro mogli, e non avranno testimonj da presentare, giureranno quattro volte innanzi a Dio di dire la verità,

7.  E la quinta volta per invocare la maledizione di Dio sopra di loro stessi se hanno mentito.

8.  Non si condannerà ad alcuna pena la moglie, se giurerà quattro volte davanti a Dio che suo marito ha mentito,

9.  E la quinta volta invocando l’ira di Dio sovr’essa se ciò che il marito ha detto è vero.

10.  Se non fosse la grazia inesauribile di Dio, e la sua misericordia, vi punirebbe all’istante2; ma ama di perdonare, ed è misericordioso.

11.  Quei che mentiscono3 sono in grandissimo numero fra voi; ma non lo

  1. La luce di cui si parla al versetto 35 dà il titolo a questa sorata.
  2. D’aver propagato, od ammessi propositi oltraggianti contro la moglie del profeta. Vedi la nota seg.
  3. Cioè, ch’hanno portato contro Aichà, moglie di Maometto, l’accusa d’adulterio. Ecco la storia di questo fatto. Nell’anno 6 dell’egira, Maometto aveva intrapreso la spedizione contro la Tribù Mostalek. Al ritorno da questa campagna, e non lungi da Medina, quando una sera si toglievano le tende per continuare il viaggio, Aichà scese dal suo cammello, e s’allontanò per qualche tempo. Le sue genti, credendola già montata nella sua lettiga, condussero seco il cammello, e tutta la carovana proseguì il suo cammino. Aichà, avvedendosi d’essere stata abbandonata, restò nel luogo istesso ov’era scesa attendendo che venissero a ricercarla, e finì per addormentarsi. Poco tempo dopo, un giovane Safean Ebn el Moattal passò per lì, e riconoscendo una donna che dormiva, esclamò: Noi siamo a Dio, e torneremo a lui. Quindi si pose in disparte, svegliò Aichà e gli offri il suo cammello. Aicha accettò, e così l’indomane potè raggiugnere la carovana. Conosciutasi l’assenza di Aichà, ed il suo ritorno con Safean, si tennero dei propositi malevoli. Maometto non sapendo cosa risolvere era in un grave imbarazzo, e non fu che dopo un mese che dichiarò conoscere la verità per mezzo d’una rivelazione tutta in favore di sua moglie. Questa rivelazione forma il soggetto principale di questo capitolo.