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su maometto. xiii

che visse Khadidja non ebbe altra moglie; eccettuato un figlio, Ibrahim, che ebbe dalla Copta Maria e che morì prima di lui, tutti gli altri erano di Khadidja, da cui ebbe quattro maschi Kasem, Taieb, Taher, e Abdallah, e quattro femmine Fatima, Zeinab, Rokaia ed Omm-Koltum; fra le mogli quelle che ebbero più celebrità furono Khadidja, Aicha, Hafsa, Zeinab ed Omm-Habiba. Un simile numero di mogli, sposate in gran parte negli ultimi anni della sua vita, è in contradizione colle sue prescrizioni del Corano che permettono ai musulmani di sposarne fino a quattro. (Cor. cap. 4.) Maometto, lungi di uniformarsi a questo precetto, sposò tra le altre Zeinab moglie di Zaid che egli aveva reso libero, dopo che costui l’ebbe ripudiata, per non dispiacere al suo profeta, e siccome questo fatto fu di scandalo presso i musulmani, egli lo ricuoprì colla rivelazione del Cielo che gli permetteva di prendere quante mogli gli fosse piaciuto di avere. (Cor. cap. 33.) Nè fu questa la sola circostanza in cui Maometto fece intervenire una immediata rivelazione per far tacere i propositi malevoli de’ suoi settatori; il cap. 24 fece cessare lo scandalo di una accusa d’adulterio contro Aicha, ma i musulmani, lungi dal tirarne conseguenze svantaggiose alla di lui apostolica missione, lungi ancora di accusarlo di trasgressione ai precetti istituiti per tutta la sua nazione, sostenevano che egli non era tenuto ad osservarli, e che nella sua qualità di profeta e di pontefice godeva di certe prerogative particolari ed eccezionali, che nulla alteravano l’impeccabilità indispensabile a qualunque profeta. Gli autori musulmani ci hanno trasmessa una quantità di dettagli relativi alla persona ed alla vita privata di Maometto, tutti presi nelle tradizioni lasciate dai suoi compagni, e queste tradizioni servono nel tempo stesso a completare il Corano, ed a svilupparlo. È difficile di dire oggi se l’arte di leggere e scrivere fosse conosciuta a Maometto; il nome di profeta ignorante e illetterato, che egli stesso si dà nel Corano con una certa affettazione, e forse per far meglio figurare il carattere di uomo ispirato, significava probabilmente che si fosse poco dato allo studio delle Scritture, e dà questa stessa qualificazione agli Arabi in genere in quanto che essi non avevano un libro rivelato, un codice sacro; il modo con cui gli Arabi coltivavano la poesia non permette di negargli molta cultura intellettuale, e si può anche conchiudere da alcuni passaggi del Corano che Maometto istesso conoscesse l’arte di scrivere. Senza esser ricco, aveva di che supplire ai propri bisogni e della sua casa in cui aveva tante mogli; il quinto del bottino che le conquiste gli fornivano, spettandogli come capo, (Cor. cap. 8) serviva ad ingrandire la sua fortuna. Quando dunque i biografi di Maometto parlano della sua estrema sobrietà e delle sue privazioni, quando raccontano con tenerezza che era spesso costretto a stringersi il ventre per far tacere la fame, o che passavano dei mesi senza che in sua casa si accendesse il fuoco, che il pane d’orzo, il latte ed i datteri, erano sovente il suo solo nutrimento, bisogna vedere in ciò l’abitudine di vivere degli Arabi, e le privazioni inseparabili di una vita attiva ed azzardosa, piuttostochè l’indigenza e la miseria; egli coltivava da sè il suo giardino, raccomodava da sè i suoi abiti, ec.... Ma aveva 22 cavalli, 5 mule, di cui la più conosciuta si chiamava Doldol, 2 asini Ofair e Iafur, 4 camele da sella oltre 20 altre da latte, 100 pecore ed alcune capre. Aveva poi 9 sciable, e la più conosciuta, che poi passò ad Alj, è la dhoul-fikar a due lame divergenti verso la punta; inoltre tre lame, tre archi, sette corazze, tre scudi, uno stendardo bianco, una bandiera negra (chiamata okab, aquila negra) che si conserva tuttora a Costantinopoli; il suo sigillo in argento portava queste parole scolpite: Maometto apostolo di Dio.

Alcuni degli oggetti che gli appartenevano, come il mantello (borda) ed il bastone, furono lungo tempo conservati; un turbante verde divenne il se-