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xii | notizia biografica |
il momento, tuttavia contribuì ad estendere la reputazione dell’apostolo degli Arabi; ma bisognava fare un colpo decisivo, e rendersi padroni della Mecca; sembrava che la pace conchiusa coi Coreiciti ne allontanasse il momento, ed i musulmani, ammessi nel santuario della Mecca per fare il pellegrinaggio, non osarono, nè vollero essere gli aggressori; siccome però i Coreiciti mandarono soccorsi alla tribù di Benou-Bek’r loro alleata contro quella dei Benou-Khozaa alleato di Maometto, egli prendendo questo ajuto per una violazione di patti, fece subito i preparativi necessarj, e si avanzò alla testa di diecimila uomini sotto le mura della Mecca; non potendo i Coreiciti opporre una seria resistenza, la città cadde in potere dei musulmani, quasi senza strage, li 12 gennajo 630 di G. C. 8° dell’egira; Maometto vi entrò sopra una camela, e dopo aver fatto sette volte il giro della Kaaba entrò nel tempio abbattendo gl’idoli colle sue proprie mani; lo stesso giorno un Muezzin annunziò (al mezzo giorno) l’ora della preghiera dall’alto della Kaaba, e Maometto inebriato da un successo così strepitoso, ottenuto senza sagrificj, si mostrò generoso verso quegli stessi idolatri che lo avevano perseguitato con tanto accanimento, e non discacciò che soli 6 uomini e 4 donne.
Immediatamente dopo la presa della Mecca mandò molti distaccamenti di cavalleria per sottomettere le tribù dei dintorni, e fece nello stesso anno una spedizione contro tre tribù riunite a Honain; il buon esito di tale combattimento, in principio sfavorevole ai musulmani tuttochè in numero di 12 mila, fu dovuto alla presenza di spirito di Maometto, o, come i suoi storici pretendono, ad un miracolo.
L’assedio della città di Tajef illustrò il fine dell’ottavo anno dell’egira, malgrado che le tribù di essa non si sottomettessero volontariamente, e non abbracciassero l’islamismo che fino all’anno susseguente. Il nono anno fu celebre per la sottomissione del Yemen, e di alcuni principi del nord dell’Arabia in seguito della spedizione di Tabuc, in cui Maometto condusse un’armata di 30 mila uomini fra i quali 10 mila cavalieri, ma non sopravvisse molto tempo. Dopo il pellegrinaggio della Mecca, e la visita dei luoghi santi, chiamata poi la visita d’addio, e finita nel decimo anno dell’egira, se ne ritornò a Medina, e vi restò tutto l’anno; al principiar dell’undecimo cadde malato, e si fece curare nella casa di Aicha, una delle sue mogli, occupandosi fino agli ultimi suoi giorni del progetto di una spedizione contro il falso profeta Mosailamah, e facendo le funzioni di pontefice nella moschea; incaricò Abou-Bek’r di fare la preghiera al popolo tre giorni prima della di lui morte, che accadde li 13 del Rabi-el-Aouel dell’undecimo anno dell’egira (li 8 giugno 632 di G. C.) all’età di 63 anni, secondo il calcolo di Abulfeda che fissa il principio del di lui apostolato dal quarantesimo anno della sua vita; egli fu sepolto nel luogo stesso ove morì, ed il suo sepolcro sopra il quale poi la pietà musulmana innalzò una superba moschea, è rimasto fino a’ giorni nostri un oggetto di venerazione, e lo scopo di frequenti pellegrinaggi.
La morte di Maometto mise la costernazione nel popolo, al punto che taluni non volevano crederla, e che molti volevano apostatare, ma l’autorità di Abou-Bek’r, e di Omar seppe distorli e consolidare l’opera del defunto, il quale non lasciò alcun successore di sesso mascolino, e non fece alcuna disposizione testamentaria, neppure tendente ad impedire che il suo popolo cadesse mai nell’errore; i partigiani di Alj, genero di Maometto, pretendono che il profeta avesse indicato molto prima della sua morte che Alj sarebbe stato il di lui successore; citano alcuni tratti del Corano, ed una massa di tradizioni che stabiliscono una parentela stretta fra Maometto ed i figli di Alj nati da Fatima, e che devono secondo essi essere considerati come un testamento. Maometto ebbe quindici mogli legittime, ed undici concubine, però fino a