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(VI.)


O saggia in vero, e perspicace Gente,
Della Mesopotamia eterno onore,
Degna, che altare ed essa, e bel Trofèo
60Innalzasser di sfere, e di quadranti,
Astrolabj, compassi, e telescopj
I ventur Matematici divini,
Perch’ella ai chiari Astronomi primiera
Aprì del Cielo le stellanti porte,
65S’era contenta con acuto sguardo
De i Pianeti notar le curve vie,
E sù l’asse nativo, e intorno al Sole
Ad un tempo medesmo il doppio moto;
E tutto misurar il Ciclo ardente,
70Onde poscia saper Stagioni, e tempi
Di seminar, e di raccor le biade,
Sacrando a Bacco, a Cerere, a Pomona
Di pampini corone, e frutti, e spiche,
Cibo, e sostegno delle vite umane.
75Ma non paghi di tai modesti studj
Gli Astrologi Caldei superbi, e vani
Gli Arcani voller penetrar dei Cieli;
E insegnaron, che gli Astri avean valore
Raggiando di mandar fatali influssi
80De gli Uomini nascenti ai corpi, e all’alme;


E