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(XXII.)


Perchè la Prole in fausto tempo nasca,
O almen sia generata in fausto punto,
Quando Cupido ne riscalda il sangue,
445Quando si gonfian le lascive vene,
Quando Ciprigna ne titilla i nervi,
E Priapo ne invita ai suoi diletti!
O Astrologhi impostori, itene altrove
A predicar vostre novelle pazze
450Ai mozzi Eunuchi del serraglio Turco,
E di Cibele ai ben castrati Preti:
Che se queste zizanie, e queste ortiche
Corrompitrici dei piacer più dolci
Seminerete nell’Italia nostra,
455Avrà il Tebro, avrà il Pò le sue Baccanti;
E d’Adige, di Brenta, e Bacchiglione
Vi sbraneran le furibonde Donne,
Che ai talami non han lunarj appesi,
Nè calendari, nè almanachi, ed abachi,
460Nè di Ticone, e Tolomeo le sfere,
Ma fu i bianchi origlieri, e in mezzo ai lini
Per man tessuti di Minerva, e Aracne,
E su le coltri di ricamo, e d’ostro
Spiranti odore di melissa, e rose,
465Tengon Boccaccio, Aminta, ed Ariosto,


L’Arte