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(XXI.)


Oh grand’ozio, ch’è in Cielo, oh gran vaghezza,
C’han di spiar nostri secreti questi
420Notturni Numi, c’han di rai diadema,
E accesi candelabri in man portando
Van circuendo i talami de i Sposi
Per infonder al tempo i loro influssi,
Ed aspettando senza batter ciglia
425Il momento dolcissimo e beato,
Che l’uman seme in calda argentea pioggia
Sparge di Vener ne i bei campi Amore.
O chimere bizzarre, o idee grottesche,
Di cui certo nel Ciel ridono i Dei
430S’odono il canto mio, libero e sciolto
Da i pregiudicj de i servili Ingegni.
Le Stelle, oibò, le luminose Stelle
Faran l’ufficio d’Ostetrici, e Balie,
E dondolando le infantili cune,
435Se non le mamme, e il bocciuol rosso, e il latte
Porgeran lor canterelando, almeno
Gli nutriranno di fatal rugiada?
E noi dovremo a cannocchial librato
Starne a mirar con astronomic’occhio,
440E di Giobbe aspettar con pazienza
Buona congiunzion d’Astri, e di Stelle


Per-