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88 nietzsche contro wagner

2.


Solitario oramai e pur diffidente di me io presi allora partito, e non senza collera, contro me stesso e per tutto ciò che giustamente mi faceva male e m* era di pena: e così ch’io ho ritrovato il cammino di quel pessimismo intrepido ch’è il contrario di tutte le gonfiature idealistiche, ed anche come a me sembra, il cammino verso me stesso, — il cammino della mia mèta... Quel non so che d’occulto e dominante che resta a lungo senza nome per noi fin quando ci è dato discoprire che quivi è la nostra mèta — quel tiranno prende una terribile rivincita in noi ad ogni tentativo che facciamo per evitarlo e per sfuggirlo, ad ogni decisione prematura, ad ogni prova di assimiazione con coloro cui siamo estranei, ogni volta che ci diamo ad un’occupazione la quale, per quanto laudabile, ci devia dal nostro scopo principale, — ed anche si vendica di ciascuna delle nostre virtù che vorrebbe proteggerci contro la durezza della nostra più intima responsabilità.

La malattia è sempre il contraccolpo dei nostri dubbi, quando il nostro diritto e il nostro compito ci paiono incerti, quando noi cominciamo a rilasciarci un poco. Cosa strana