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dove ammiro 69

quelle stanche oscillazioni dell’anima che non sa più balzare o volare, e neppure esaltarsi; ha lo sguardo timoroso del dolore nascosto, della comprensione che non consola, degli addii senza parola; sì, anche come l’Orfeo di tutte le intime miserie, egli è più grande di ciascun altro, ed anche ha aggiunto all’arte delle cose che finora sembravano inesprimibili e pur indegne dell’arte, — le ciniche rivolte, ad esempio, delle quali è solo capace colui che ha raggiunto il colmo delle sofferenze, così come di tutti gl’infinitesimali dell’anima che formano in qualche modo le scaglie della sua natura anfibia, — giacchè nell arte dell infinitamente piccolo egli è veiamente maestro. Ma egli non vuole cotesta maestria! Si compiace al contrario, de’grandi pannelli, dell’ardita pittura murale. Non comprende che il suo spirito ha un altro gusto e un altra tendenza — un’ottica opposta — e che preferirebbe rannicchiarsi tranquillamente in recessi di case in ruina: è là che nascosto a sè stesso, egli compone i suoi veri capolavori, che son tutti assai brevi, spesso non più lunghi d’una sola misura; allora soltanto egli è superiore, assolutamente grande e perfetto. Wagner è un di quelli che hanno profondamente sofferto — superiorità tutta sua propria su gli altri musicisti. — Io ammiro Wagner ovunque egli si mette in musica.