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46 | il caso wagner |
temporaneo all’avvento dell’«Impero»: questi due fatti non indicano che una sola e medesima cosa — obbedienza e gambe lunghe. Non si é mai meglio obbedito, non si è mai meglio comandato. I direttori d’orchestra wagneriani, in ispecie, sono degni d’un secolo che i posteri chiameranno un giorno, con compassione, il secolo classico della guerra. Wagner s’intendeva bene del comandare; ed anche in questo è un grande maestro. Comandava per la sua implacabile volontà, per una perpetua disciplina, della quale fu l’incarnazione vera: Wagner fornisce forse, nella storia dell’arte, il più grande esempio del dominio di sè (lo stesso Alfieri, suo prossimo parente in quanto al resto, è sorpassato. Osservazione di un Torinese).
11.
Dalla costatazione che i nostri commedianti son più che non mai rispettati, non concluderemo certo che sono per ciò meno dannosi... Ma chi dunque avrebbe ancora dubbi su quel che io voglio, — su le tre rivendicazioni per le quali il mio furore, la mia inquietudine, il mio amore per l’arte, mi han fatto aprir bocca?
Che il teatro non sia più maestro delle arti.